Silent Hill 2 ha fatto con l’horror quello che Stanislaw Lem fece con la fantascienza, è andato oltre il genere per raccontare dell’animo umano, delle sue fragilità e paure. Volendo potremmo acc …Altro...
Silent Hill 2 ha fatto con l’horror quello che Stanislaw Lem fece con la fantascienza, è andato oltre il genere per raccontare dell’animo umano, delle sue fragilità e paure. Volendo potremmo accostare la Silent Hill del secondo capitolo con l’oceano del pianeta Solaris, da una parte una città morente dall’altra un oceano vivente, due spazi così diversi ma concettualmente estremamente simili.
Questo per dire che se “The Short Message” (che non ho giocato) vuole in qualche modo promuovere un racconto più intimista e profondo come quello che caratterizzava quel capolavoro uscito nell’oramai lontano 2001 allora ben venga (anche nella sua mediocrità).
Ottimo articolo Sorichetti, come sempre.
Articolo incredibile, complimenti davvero. L'accostamento Onkalo/Automata è perfetto.
Riguardo Nier Automata, e del suo predecessore, sono per me due grandissimi videgiochi, dal pessimo game design …Altro...
Articolo incredibile, complimenti davvero. L'accostamento Onkalo/Automata è perfetto.
Riguardo Nier Automata, e del suo predecessore, sono per me due grandissimi videgiochi, dal pessimo game design, che eccellono nella narrativa, nei temi filosofoci; sono due titoli che commuovono e soprattutto fanno riflettere. Rimarranno suggellati nel mio cuore per sempre. Spero che il buon Yoko Taro ci doni presto una nuova opera.
Videogioco semplicemente meraviglioso, finito tutto d'un fiato in una notte. Ludicamente non avrei timore a definirlo perfetto, il game design è a livelli stellari.
L'unica nota amara, prettamente s …Altro...
Videogioco semplicemente meraviglioso, finito tutto d'un fiato in una notte. Ludicamente non avrei timore a definirlo perfetto, il game design è a livelli stellari.
L'unica nota amara, prettamente soggettiva, e la totale assenza di una componente narrativa, di un racconto; tutto l'immaginario è meramente estetico, e quindi fine a se stesso, purtroppo. Questa cosa mi ha fatto pensare che probabilmente Jeppe Carlsen (parlando della Playdead che fu) fosse il Miyamoto della situazione, mentre Dino Patti una sorta di Kojima (un po' tirata, ma vabbè, ci si intende), più interessato alla componente narrativo/cinematografica (gran peccato che con Somerville non sia stato all'altezza delle aspettative), e queste due visioni, unite in un'unica idea, hanno poi portato a quel capolavoro di Inside (per me superiore a Cocoon).
Recensione ottima, accurata e soprattutto, esente da voto. Riguardo al sito, è già sulla buona strada per diventare il SITO a tema videoludico per eccellenza. Complimenti davvero!